COMO-LECCO – Una ricorrenza cara al mondo agricolo, ma non solo. La festa di Sant’Antonio Abate, infatti, è entrata da tempo immemorabile nel cuore dei lariani che ne mantengono intatte le tradizioni, come quella dei falò.
Ma, a quasi due anni dallo scattare dell’emergenza Covid, la pandemia ridimensiona tutti gli eventi nelle due province, a partire dalle feste popolari che seguono alla benedizione degli animali nei numerosi borghi rurali.
“E’ una festa che gli agricoltori di ogni paese rurale, dalle Alpi alla pianura, hanno sempre vissuto con trasporto, partecipando alla Messa e alla successiva benedizione degli animali. Sicuramente, lo scenario attuale è uno specchio della difficile realtà che stiamo affrontando ormai da quasi due anni” dice il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi.
Non si tratta di una festa solo italiana o lombarda, ma di carattere molto più ampio e molto sentita nel confinante Canton Ticino, dove si contano moltissime chiese dedicate al Santo.
“La festa di Sant’Antonio Abate – sottolinea il presidente Trezzi - è altresì utile a comprendere l’importanza del lavoro degli allevatori nel preservare la biodiversità, salvando quelle razze animali che, altrimenti, rischierebbero l’estinzione: tra esse ci sono anche le capre di razza Verzaschese e di Livo, identitarie di un patrimonio zootecnico di grande tradizione che contraddistingue le terre lariane, risorse preziose per il territorio, il cui allevamento va tutelato per continuare una tradizione che affonda nei secoli le proprie radici”.
16 Gennaio 2022
Sant’Antonio Abate, domani sarà festa nonostante il Covid