NITRATI: BASTA ACCUSE ALL’AGRICOLTURA
Marini scrive alla Regione Lombardia
Incolpano il settore agricolo per l’inquinamento delle falde acquifere, imputando ciò allo spargimento dei reflui zootecnici, ma numerosi studi evidenziano che il fenomeno dipende da altri fenomeni, quali l’erronea gestione dei reflui urbani.
Di seguito pubblichiamo la lettera che il Presidente Sergio Marini ha inviato all’Assessore Regionale all’Agricoltura Giulio De Capitani e al Presidente della Regione Roberto Formigoni.
Roma 2 maggio 2011
Caro Assessore,
come ben saprai l’applicazione della direttiva europea sui nitrati, determina numerosi adempimenti a carico delle imprese zootecniche con evidente compromissione delle aspettative economiche e di reddito degli allevatori tenuti all’osservanza di una serie di vincoli che, oltre ad apparire eccessivi, risultano in larga parte insufficienti a dar soluzione ai problemi di inquinamento in ragione delle diverse e prevalenti cause di vulnerazione delle acque.
In particolare l’esperienza applicativa e i più avanzati studi ed approfondimenti imputano a fonti diverse dalla zootecnia il maggiore impatto sull’inquinamento delle acque, tenuto conto del trattamento dei reflui urbani in conseguenza del deficit conosciuto dei servizi di fognatura e depurazione.
Al fine di avviare a soluzione i problemi evidenziati è stato proposto di ricorrere alla cosiddetta deroga che sarà oggetto di discussione, presso il comitato nitrati, il 17 maggio p.v.. Tale strumento non appare, tuttavia, adeguato a consentire un’assegnazione proporzionale delle responsabilità dell’impatto inquinante e degli oneri connessi per i settori coinvolti, condizione preliminare per pervenire ad un legittimo aggiornamento delle zone vulnerabili.
Si ritiene, pertanto, irrinunciabile subordinare l’eventuale prosecuzione della discussione della richiesta di deroga alla preventiva stipulazione di un “accordo di programma”, da parte delle regioni interessate e dei Ministeri dell’Ambiente, del territorio e del mare e delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che sia comprensivo di misure adeguate, partendo dall’avvio di studi ed analisi dirette alla ricerca delle effettive e concorrenti fonti di inquinamento.
Soltanto una rinnovata delimitazione dei confini delle zone vulnerabili ottenuta tramite il ricorso a criteri che dimostrino l’abbattimento delle sostanze inquinanti in ragione della reale imputazione rispettivamente al carico agricolo e zootecnico , al trattamento delle acque reflue, agli scarichi industriali e all’inquinamento atmosferico potrà essere fornita una risposta soddisfacente senza “svendere” il nostro patrimonio zootecnico a compromessi poco lusinghieri.
Conseguentemente, si tratta di prendere in considerazione la necessità di rendere disponibili quelle risorse finanziarie sufficienti a figurare gli investimenti strutturali richiesti alle imprese zootecniche per l’adeguamento di limiti di stoccaggio richiesti oltre a rimodulare i piani di spandimento secondo le fasi stagionali imposte dalla modifica dei fattori climatici.
In ragione di ciò, anche se dovesse aver seguito la discussione della deroga, si chiede che, già nei programmi di azione in corso di definizione, siano integrate misure di prevenzione dell’inquinamento in base all’individuazione esatta dei carichi inquinanti finora totalmente incentrati solo sull’attività agricola.
Cordiali saluti.