7 Gennaio 2011
L’AGRICOLTURA NON ALIMENTA L’INFLAZIONE.

L’AGRICOLTURA NON ALIMENTA L’INFLAZIONE.
NON C’E’ NESSUNA RAGIONE PER AUMENTI DI PREZZO DI PANE E PASTA
 

“L’andamento attuale dei prezzi del grano non giustifica alcun rincaro in Italia sul pane o sulla pasta”. Ad anticipare qualsiasi tentativo di aumento del prezzo del pane prendendo a pretesto l’aumento del prezzo del grano è il Presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi, dopo le recente informazione sugli aumenti dei prodotti alimentari.
“L’agricoltura – spiega Trezzi - ha contribuito al contenimento dell’inflazione. I prezzi del grano sono calati del 40 per cento rispetto al valore record raggiunto nel marzo 2008.  Il grano al Chicago Board of Trade, punto di riferimento del commercio mondiale, è stato quotato a inizio 2011 circa 8 dollari per bushel (22 centesimi al chilo) il 40 per cento in meno del massimo storico che è stato di circa 13 dollari per bushel nella primavera 2008. Una riduzione sostanziale si è verificata anche per il mais che è oggi quotato circa 6,2 dollari per bushel mentre nel 2008 aveva raggiunto valori superiori ai 7,2 dollari per bushel.
L’aumento dei prezzi delle materie prime che si è verificato nel corso del 2010, che è stato pari del 25 per cento per il grano e del 30 per cento per il mais, non ha consentito dunque - sostiene la Coldiretti - di recuperare il calo subito nell’anno precedente.
Non c’è quindi nessuna ragione per cui prodotti come pane e pasta debbano aumentare. Infatti il pane viene già pagato oltre 10 volte il prezzo del grano e il cui costo dipende per il 90% da fattori diversi dalla materia prima. Per fare un chilo di pane occorre circa 1 kg di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere il prodotto finito. Con il prezzo medio del pane comune che, secondo Sms consumatori,  è di 2,75 Euro al chilo - continua la Coldiretti - c’è dunque un aumento di ben oltre il 1000 % nel passaggio dal grano al pane che giunge sulle nostre tavole e quindi non ci sono margini per ulteriori speculazioni.
Il vero problema - continua la Coldiretti - è quello di contenere la volatilità delle quotazioni dei prodotti agricoli che sono sempre più fortemente condizionate dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Speculazioni sul cibo che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e mettendo a rischio le coltivazioni e l’allevamento in molti Paesi.  Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che - continua la Coldiretti - va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi come le assicurazioni sul reddito nell’ambito della riforma di mercato della politica agricola comune.
Per contrastar queste logiche è nata la piu’ grande società di europea di trading dei cereali di proprietà degli agricoltori, varata a luglio scorso, che - conclude la Coldiretti - ha il compito di gestire oltre 20 milioni di quintali di prodotto tra grano duro destinato alla produzione di pasta, grano tenero per il pane, girasole e soia, esclusivamente di origine italiana e garantiti non ogm. La società denominata “Filiera Agricola Italiana” è partecipata da 18 Consorzi Agrari, 4 cooperative, 2 organizzazioni dei produttori, una società di servizi di Legacoop e Consorzi Agrari d’Italia.

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