9 Marzo 2012
GASOLIO ALLE STELLE, LE SERRE RISCHIANO LA CHIUSURA

Gasolio alle stelle, le serre rischiano la chiusura: “Impossibile sostenere costi saliti di oltre il 60% in un anno: vanno tutelate le imprese e i 1300 lavoratori dei nostri vivai”
                                                   
“Il prezzo del gasolio alle stelle rischia di uccidere la nostra agricoltura. E non parliamo di recessione, ma di sopravvivenza stessa per le imprese. Mai come ora a rischio.
Lo Stato e gli enti territoriali, Regione in primis, devono ascoltare l’appello dell’agricoltura, uno dei pochi settori ancora in grado di fornire al Paese una base di economia reale”.
E’ serio ed accorato l’appello del presidente della Coldiretti di Como-Lecco Fortunato Trezzi che, nel commentare il preoccupante quadro del “caro carburante”, traccia il quadro preciso di una crisi ormai in atto.
“Partiamo da un dato di base, e cioè l’aumento del gasolio agricolo nella misura di oltre il 60% in meno di dodici mesi:”.

Il settore più colpito è quello dell’ortoflorovivaismo e, in particolare, delle colture sotto serra: complice anche il gelo siberiano dello scorso mese, “scaldare le strutture ha raggiunto costi insostenibili e addirittura impensabili fino a poco tempo fa”.
Un esempio? Secondo le stime di Coldiretti, scaldare 3000 metri di produzione in serra per 10 ore al giorno (dalle 18 alle 9 della mattina seguente), è costato 450/500 euro al giorno, pari al consumo di 450 litri di gasolio circa.
Gli aumenti a catena che si sono registrati ad inizio 2012 hanno così reso più difficile una situazione già complessa, con i prezzi del gasolio che già nel precedente anno avevano cominciato a correre.

“Il settore orto florovivaistico rappresenta oltre 400 imprese con 418.000  metri quadrati coltivati di cui circa 140.000 con serre e tunnel ed  è strategico per il settore primario lariano, anche in termini occupazionali: se le imprese dovessero chiudere, sono a rischio 1300 posti di lavoro.
Dobbiamo impegnarci tutti per tutelare il futuro delle nostre imprese e salvaguardare, con esse, anche l’immagine delle produzioni agricole del nostro territorio”.

Ma, come aggiunge il direttore Francesco Renzoni, “la floricoltura non è il solo comparto a risentire dei rincari, che si ripercuotono a catena per tutte le imprese agricole impegnate, di questi tempi, nelle operazioni colturali in campo: anche le aziende che producono mais, ad esempio, hanno visto lievitare i costi di produzione nella stessa misura”.
                                                                                                             
La Coldiretti interprovinciale di Como e Lecco fa quindi propria l’azione intrapresa a livello nazionale e si rivolge alle istituzioni del territorio: “Ora bisogna  passare dai provvedimenti normativi di sacrificio fino ad oggi richiesti per tamponare la forte crisi del nostro Paese ad interventi legislativi a sostegno dello sviluppo economico per consentire alle imprese agricole di superare questo momento difficile guardando al futuro con ottimismo per il mantenimento delle attività imprenditoriali e della conseguente occupazione .
La questione delle accise innanzitutto. Il caro gasolio non fa bene a nessuno: né all’agricoltura strozzata dai costi di produzione, né al resto di una filiera che vede moltiplicare i costi di trasformazione e trasporto: e in un Paese come l’Italia, dove l’88 per cento delle spedizioni commerciali avviene su gomma, il record del prezzo dei carburanti non può che avere conseguenze disastrose”.
                                                                                                                                   

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