29 Giugno 2017
«QUANDO LA BUROCRAZIA FA PIÙ DANNI DEI CINGHIALI» BOCCIATI I RIMBORSI AGLI AGRICOLTORI PER UN CAVILLO

«È un danno enorme, quello subito dagli agricoltori lariani, per colpa di una burocrazia insensibile ai bisogni di chi tutti i giorni manda avanti tra sacrifici enormi la propria azienda». A parlare è il presidente della Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi, dopo la “bocciatura” dell’erogazione ad alcuni imprenditori agricoli del nostro territorio, dei rimborsi per le devastazioni subite a causa dello sviluppo incontrollato dagli animali selvatici.
Regione Lombardia — spiega la Coldiretti lariana —, dopo aver ricevuto le segnalazioni da parte delle aziende, e fatto i propri controlli, ha poi stanziato dei fondi per risarcire tutti gli imprenditori che hanno subito danni da animali selvatici. Peccato che non sia andata proprio così — continua l’associazione agricoltori —, visto che sono stati bocciati i rimborsi per un cavillo burocratico. «Alle aziende agricole — continua Trezzi — è stato chiesto di integrare la documentazione già presentata, con un’autocertificazione di dati già in possesso della Pubblica Amministrazione. Ricordo male o la legge sulla semplificazione impedisce ad un ente di chiedere una documentazione già in suo possesso? Tra l’altro, quanto richiesto non è neppure necessario, visto che, a nostro parere, non si tratta di un aiuto di Stato bensì di un rimborso per danni. È un cane che si morde la coda: un problema grave che rischia di mettere in ginocchio, se non far chiudere, aziende agricole che lottano ogni giorno per essere efficienti e competitive sul mercato, e che per un paradosso burocratico si trovano a non ricevere quanto gli spetta per legge; che, peraltro, non copre neanche lontanamente le spese di ripristino del danno».
Gli agricoltori lariani — continua Coldiretti — operano tutti i giorni combattendo i danni da fauna selvatica, che nelle provincie di Como e Lecco ammontano a circa un milione di euro negli ultimi 13 anni. A testimoniarlo, Emilio Curioni, allevatore 52enne di Barni: «I cinghiali e i mufloni hanno completamente “arato” il mio campo, che costituisce l’unico cibo per i miei bovini. Sono stanco di combattere tutti i giorni con gli incartamenti e alla fine non ricevere in cambio nulla. È una vergogna, noi agricoltori non riusciamo più a lavorare per colpa degli animali selvatici e di una burocrazia killer».
A fargli eco, anche Marco Fontanella, 53 anni, allevatore di Cermenate: «Altro che sovvenzioni, riceviamo solo parole. Io ho avuto un campo seminato a soia di 6 ettari circa, che coltivo per nutrire i miei animali, completamente devastato da un’invasione di piccioni, e non riceverò alcun indennizzo. Ora mi chiedo: questi soldi stanziati, dove sono finiti, visto che non me li danno?».

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