LECCO, UNICA CITTA’ LOMBARDA SENZA MERCATO AGRICOLO. EPPURE SERVIREBBE
La città di Lecco è l’unico capoluogo di provincia lombardo che ancora non ha un mercato agricolo. E’ la città di Formigoni e di De Capitani, rappresentanti di una regione che valorizza queste forme di vendita, eppure non c’è verso.
Le abbiamo tentate tutte in questi mesi per aprirne uno: abbiamo organizzato le nostre imprese, incontrato gli amministratori locali, presentato regolamenti e modelli gestionali, testimoniato il grado di soddisfazione dei consumatori dei 1300 comuni italiani (da Roma capitale al più piccolo borgo) dove sono aperti i mercati di Campagna Amica.
La politica ci ha dato l’impressione di essere pronta. Il mercato agricolo lo vorrebbero i cittadini e le associazioni dei consumatori. Durante un recente incontro tenutosi a Lecco su Expo 2015 abbiamo capito che a non volerlo sono i commercianti.
Ci sta, per carità. E’ accaduto in altre città, ma poi tutto è andato a buon fine. I commercianti temono che i mercati agricoli (dove non si vendono le banane, ma i prodotti  delle nostre imprese) facciano concorrenza ai negozi. Può essere, ma non è possibile incolpare un mercato agricolo che ancora non c’è, se – purtroppo, e lo diciamo seriamente - tanti negozi hanno dovuto abbassare la saracinesca in questi anni. Per superare la crisi del commercio (ma anche dell’agricoltura) occorre individuare la vera causa.  
La concorrenza non fa male ma va fatta sulle cose vincenti. Noi siamo convinti che vada fatta differenziandosi, puntando sulle “diversità”, sul prodotto legato al territorio, sul vero made in Italy indicato in etichetta, sulla riscoperta di sapori veri scomparsi per via della omologazione, sull’eticità nel fare impresa, ecc.
I prodotti che i consumatori  trovano nei mercati agricoli non sono gli stessi che trovano nei negozi o nei centri commerciali: i formaggi sono fatti con il latte delle stalle del vicinato (non con le cagliate importate da chissà dove); i salumi con i suini allevati nel circondario e non con i maiali allevati nell’est Europa; la verdura è quella di stagione, raccolta all’alba della stessa giornata e non quella che prima di arrivare sul banco del commerciante ha fatto migliaia di chilometri e tre passaggi di proprietà. Ma soprattutto sono fatti direttamente dalle mani dell’agricoltore, e questa cosa piace molto ai consumatori perché – lo dicono loro – si fidano di più.
Allora la sfida per noi, ma ci permettiamo di pensare che valga anche per gli amici commercianti, è questa: diversifichiamo le botteghe delle nostre città caratterizzandole per la presenza dei prodotti della filiera agricola e italiana. … Che ora c’è, a livello nazionale e lombardo, e che è pronta a caratterizzare anche i vostri negozi.
Se così facessimo la competizione (che vinceremo) sarebbe con chi – senza dire la verità ai consumatori – continua ad avere sugli scaffali il finto made in Italy non agricolo. L’obiettivo non è quindi vincere una guerra tra poveri, ma  conquistare alla nostra causa i consumatori italiani desiderosi di trovare i prodotti che cercano e che non trovano, per ora, se non nei nostri spacci e nei nostri mercati di Campagna Amica.
TINO AROSIO – DIRETTORE COLDIRETTI COMO-LECCO